giovedì 4 ottobre 2007

La Legge Gozzini















Il brigatista Cristoforo Piancone è stato arrestato due giorni fa dopo una rapina al Monte dei Paschi di Siena in una filiale dell'omonima città. Piancone ha tentato di sottrarsi all'arresto facendo uso di una pistola contro un poliziotto, ma fortunatamente l'arma si è inceppata, evitando di aggiungere al palmares del pluriomicida l'ennesima vittima. Il terrorista era stato arrestato nel 1978 e condannato a 6 ergastoli, non si è mai pentito ne dissociato ufficialmente dall'organizzazione, eppure gli è stato dato il riconoscimento dello stato di semilibertà. La domanda è lecita, come può il Piancone usufruire di un simile privilegio? Perchè gli viene permesso di esercitare lo stato di semilibertà? Quale razza di magistrato può riconoscergli tale diritto?
Come spesso accade (ma non sempre) ci si lascia trascinare dall'idea che un magistrato possa interpretare il significato delle leggi a suo giudizio, mentre invece esistono leggi chiare, che lasciano poco spazio all'immaginazione. Nel caso Piancone i magistrati che gli hanno conferito il beneficio della semilibertà hanno applicato la Legge Gozzini (n.663/86), come era loro dovere fare. La Gozzini nasce nel 1986 e prende il nome da uno dei suoi maggiori promotori, Mario Gozzini al tempo senatore della Repubblica per la Sinistra Indipendente. Questa legge è stata costruita per modificare e integrare una legge più vecchia, il Trattamento Penitenziario del 1975 (n.354/75). Tra i 32 articoli che la costituiscono, l'articolo che tratta l'ammissione alla semilibertà è l'art.14 che sostituisce l'art.50 della legge passata. Il comma 5 di questo articolo si esprime come segue: "Il condannato all'ergastolo può essere ammesso al regime di semilibertà dopo avere espiato almeno venti anni di pena". Piancone aveva scontato 25 anni al momento della concessione.
Sempre nell'art.14, al comma 2 si definiscono gli estremi percui un condannato può beneficiare della semilibertà, in pratica deve o aver scontato almeno la metà della pena (ma il Piancone aveva 6 ergastoli sulle spalle) oppure rientrare nei criteri elencati al comma 4. Più precisamente il comma 2 si attiva dal momento in cui non ci sono le possibilità di affidare il condannato ai servizi sociali, l'art.47 del Trattamento Penitenziario stabilisce questi criteri, perciò se l'internato non può usufruire dei servizi sociali per allontanarsi dal carcere, può tentare di ottenere la semilibertà. Infatti il comma 2 ammette la concessione nel caso in cui da un'attenta osservazione della personalità del soggetto (procedura dell'art.47) si ottengono i risultati per soddisfare il comma 4. Il comma 4 dell'art.14 si esprime come segue: "
L'ammissione al regime di semilibertà è disposta in relazione ai progressi compiuti nel corso del trattamento, quando vi sono le condizioni per un graduale reinserimento del soggetto nella società". Cristoforo Piancone è sempre stato riconosciuto un carcerato modello rispetto a vari requisiti di ordine, pulizia, rispetto ecc.
In queste condizioni è difficile per un magistrato negare la semilibertà poichè la legge stabilisce chiaramente le opzioni che giocano a favore del condannato.
Ritengo giusto trarre da questa vicenda le motivazioni necessarie a eliminare queste "leggi premio", nelle quali spesso il magistrato si trova a inciampare, restando poi esposto alla severa opinione pubblica.
E' necessario avere un'idea precisa della dimensione della pena, quella è stata data dalla sentenza e quella deve essere scontata, questo gioco del dentro/fuori non offre un'adeguata rieducazione del condannato ne un'adeguata sicurezza alla società. E' bene far notare che queste leggi dello sconto sono state attuate per la necessità di non sovraffollare le carceri, pretesto utilizzato anche recetemente per giustificare l'indulto. Sarebbe perciò opportuno che il governo intervenisse sulla Gozzini, per minimizzare gli sconti della pena, e che si impegnasse nella costruzione di nuove carceri, prima di un nuovo vergognoso indulto e per evitare il ripetersi di altre incresciosce situazioni come il caso Piancone.

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