sabato 29 settembre 2007

Second Life per la Birmania



















Anche gli abitanti di Second Life manifestano a favore della libertà nel Myanmar (ex Birmania). E' in corso da oggi pomeriggio un'iniziativa nella land Austria Oesterreich , anch'io stò partecipando, il tutto consiste nell'esibire cartelli o magliette a sostegno del popolo del Myanmar e formare una catena "umana" con i propri avatar. La rivolta pacifica organizzata dai monaci buddisti, è nata in agosto, quando il governo militare ha aumentato i prezzi di benzina e gas del 500% eliminando la possibilità di usufruire di questi beni essenziali alla maggior parte della popolazione. Il regime ha oscurato l'informazione in tutto il Paese e da alcuni giorni è in atto una vera e propria caccia ai giornalisti stranieri. Perfino internet è stato oscurato ed è impossibile comunicare dall'esterno.
Tutta la mia solidarietà è rivolta verso questi pacifici manifestanti che rivendicano alcuni diritti fondamentali come quello del rispetto della vita, della salute, della comunicazione e della democrazia. Continuerò a manifestare nel metaverso finchè reggerà l'organizzazione, spero che l'iniziativa non passi inosservata ai soliti media sbadati.

giovedì 27 settembre 2007

Giustizia parlamentare 2

















Ricordate le intercettazioni sulla scalata Unipol-BNL-Antonveneta??? Ieri 26 settembre la Giunta per le autorizzazioni ha decretato la sua scelta. La dott. Forleo potrà usufruire in sede di processo delle intercettazioni riguardanti i deputati Piero Fassino (Ulivo) e Salvatore Cicu (Forza Italia). Le intercettazioni a carico del ministro degli esteri, Massimo D'Alema, saranno riconsegnate all'autorità giudiziaria di Milano. La Giunta si è dichiarata infatti incompetente poichè D'Alema all'epoca dei fatti non era deputato del Parlamento italiano ma europeo, perciò il caso non rientra nel campo dei poteri concessi all'organo parlamentare. In questa scelta si sono astenuti il gruppo di Forza Italia rappresentato da Gelmini Mariastella, Leone Antonio, Mormino Nino (vicepresidente della Giunta), Paniz Maurizio, Jole Santelli, il gruppo di Alleanza Nazionale Frassineti Paola, Pepe Antonio, unico voto contrario quello di Palomba Federico (Italia dei Valori) il quale richiedeva che anche le intercettazioni riguardanti D'Alema fossero messe a disposizione della dott. Forleo, evitando altri contrattempi. Da evidenziare il comportamento del gruppo rappresentante Forza Italia, il quale ha ribadito la politica antimagistratura ormai da anni caposaldo del partito, votando a sfavore delle autorizzazioni per i casi Fassino e Cicu. Anche il deputato Buemi Enrico (Rosa nel Pugno) si è opposto concessione delle due autorizzazioni, considerando la richiesta della Forleo "connotata da elementi esorbitanti". Le alternative del GIP Forleo sono ora due: riproporre al Parlamento la richiesta d'autorizzazione per le intercettazioni di D'Alema, oppure portare il caso a Starsburgo all'Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo, la quale dovrebbe avere la competenza necessaria a valutare la richiesta.
Dopo quattro sedute di valutazioni la Giunta tiene fuori dai giochi il pesce più grosso, dichiarandosi incompetente, l'unica nota positiva è che nessuna di queste prove è andata persa e il GIP milanese potrà ancora disporne come riterrà più opportuno. Massimo D'Alema è già stato prescritto nel 1995 per tangenti (finanziamento illecito), in quanto nel 1985 ricevette dal miliardiario mafioso Francesco Cavallari 20 milioni di lire, destinate al Partito Comunista Italiano. Anche oggi nel 2007 si temporeggia, forse riuscirà a scamparla ancora, io spero di no. Con prove che rendono evidente un coinvolgimento nelle vicende processuali, pur marginale che sia, ritengo sia d'obbligo portare in giudizio D'Alema, se poi non esiste complicità tanto meglio per il nostro ministro degli esteri. Staremo a vedere cosa escogiterà Clementina Forleo per portare avanti il suo lavoro. Buona fortuna!!!

martedì 25 settembre 2007

Tre illustrissimi al banco degli imputati.















Finalmente inizia il processo Cirio, da 4 anni i piccoli azionisti dell'azienda alimentare con sede sociale a Bologna, attendono questo giorno. Dal lontano 2003 ancora non si è stabilito chiaramente dove siano svaniti 1.125 miliardi di euro, di sicuro non nelle tasche dei risparmiatori, molto più probabilmente sono stati spartiti tra pochi eletti e senza alcun controllo da parte degli organi che dovrebbero vigilare, come il Parlamento o meglio ancora la CONSOB. La sentenza arriverà e qualcuno dovrà pagare qualcosa per quello che è successo, il problema è che si paga sempre dopo aver commesso i danni, e non si capisce perchè in un Paese sviluppato come il nostro prevenire sia un'azione tanto difficile. Tra gli imputati del processo si possono trovare tre illustrissimi: Cesare Geronzi, Sergio Cragnotti, Giampiero Fiorani.
Cesare Geronzi, classe 1935, da una vita nelle banche ad oggi può vantare cariche importanti, come la presidenza di Capitalia e vicepresidenza di Mediobanca, iniziative virtuose come la fusione Capitalia-Unicredit, la banca più potente d'Italia da 100 miliardi di euro, e una fedina penale sporca, condannato in primo grado nel 2006 per bancarotta preferenziale (Crac Italcase) a un anno e otto mesi di carcere e dichiarato inabile all'impresa commerciale per due anni. Geronzi non ha mai scontato questa pena, la condizionale lo ha salvato, ma nonostante tutto può sperare nella futura sentenza riguardante il Crac Parmalat, in cui è accusato di usura, oppure in alternativa dovrà attendere ancora più a lungo la conclusione di questo ultimo processo a suo carico, in cui è accusato di bancarotta fraudolenta impropria.
Sergio Cragnotti, classe 1940, storico presidente della Lazio con cui vinse anche lo Scudetto 1999/2000, è implicato in prima persona nel Crac Cirio poichè nel 2003 era unico azionista, del gruppo che controllava l'azienda. Il 14 marzo si presenterà in Tribunale con l'accusa di bancarotta fraudolenta impropria.
Giampiero Fiorani, proprio lui, il nuovo divo di Lucignolo, spensierato vacanziere e gigolò in mutande. Forse guardandolo sulla telespazzatura di ITALIA1 può sembrare una persona raccomandabile, in realtà il passato di questo signore alla soglia dei 50 anni è pieno di intrighi ancora irrisolti. Nel 2005 era a capo della Banca Popolare di Lodi, epicentro dello scandalo Bancopoli, venne arrestato e rilasciò importanti dichiarazioni riguardo la sua posizione di mediatore tra banche e politica, ammettendo anche di aver accumulato un patrimonio (70 milioni di euro) a carico dei propri clienti. Tra le varie modalità di sfruttamento dei risparmiatori, la banca di Fiorani poteva vantarne una molto originale, alla morte di un cliente venivano illegalmente requisite le liquidità, a meno che i parenti (ipotizzandone l'esistenza) non riuscissero a chiudere il conto in tempi scandalosamente brevi. In poche parole rubavano anche ai morti. Anche per questo "cameriere" dei politici mi auguro una giusta sentenza.
In Italia le probabilità che questi tre distinti signori possano scamparla sono anche troppo alte e forse è un processo già finito ancora prima di cominciare, l'unica cosa che ci rimane come sempre è la speranza e l'impegno per vedere migliorare un sistema marcio, che trova i suoi maggiori esponenti implicati in queste vicende.

lunedì 17 settembre 2007

You Tube per il futuro....!!! (anche in Italia???)

In America You Tube arriva anche a scuola. Il sito videosharing più famoso del mondo è stato proposto come materia di studio in California, e quindi è considerato un vero e proprio strumento di comunicazione di massa, sopratutto in prospettive future per le nuove generazioni. Già il 23 luglio YT è stato utilizzato per permettere ai cittadini statiunitensi di porre alcune domande (registrate) ai candidati per la leadership del Partito Democratico. Hanno discusso della guerra in Iraq, del risparmio energetico, dei matrimoni omosessuali, di pedofilia e tanti altri argomenti importanti per il benessere del Paese, il tutto supportato dalle domande dei cittadini in video su internet, domande che di certo un giornalista "per bene" non farebbe mai.Un esempio di etica democratica ammirevole, che noi italiani possiamo solo sognare per tempi migliori, oppure accontentarci dell'unico ministro italiano che adotta YT come strumento per divulgare periodicamente il suo operato politico, Antonio di Pietro.

Dibattito sulla Guerra in Iraq 23 luglio 2007

giovedì 13 settembre 2007

I Padroni delle Notizie





















L'informazione è un diritto comune, chiunque potrebbe affermarlo, ma da anni ormai gli organi di diffusione delle notizie sono stati corrotti. Sempre più pubblicità in televisione e nei giornali, sempre più editori-manager, sempre più PR (Pubbliche Relazioni) che ossessionano le redazioni, sempre più giornalisti marchettari (che ricevono favori in cambio di un buon articolo). E' la pubblicità che fa girare l'informazione, gli impreditori e gli inserzionisti stipulano continuamente accordi commerciali, spesso attraverso mediatori detti concessionarie. Queste concessionarie usufruiscono di un mercato privo di alcun controllo, dove i prezzi vengono decisi in base alle "referenze" degli utenti che pagano per avere pubblicità. I migliori clienti di testate giornalistiche e telegiornali sono i colossi dell'impreditoria come le banche e le grandi aziende automobilistiche, farmaceutiche, alimentari, non da meno le industrie dell'acqua minerale. Sembra incredibile ma il successo dei prodotti di queste aziende è direttamente proporzionale alla bontà degli articoli giornalistici o dei servizi televisivi che ne discutono. La nostra cultura quotidiana è condizionata dai soldi delle grandi imprese.
In questo libro Giuseppe Altamore descrive il mondo giornalistico moderno, criticandone l'aspetto sempre più commerciale, riportando molti esempi di commistione tra informazione e pubblicità, molti esempi di marchette che coinvolgono la maggior parte degli odierni giornalisti, descrivendo le caratteristiche di enti a tutela dell'informazione come l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) o l'Autorità per le garanzie delle comunicazioni (Agcom), riportando esempi di provvedimenti che hanno multato aziende e testate giornalistiche.
Tra gli esempi di macchinazione giornalistica trattati, i più deplorevoli sono sicuramente quelli in cui si parla di guerra, come in Cile (1973), in Romania nella rivolta di Timisoara (1989) e per la Guerra del Golfo (1990 - 1991). Altri esempi allarmanti sono quelli che riguardano la nostra salute, come l'occultamento di notizie riguardanti il cancro che si poteva incontrare utilizzando un certo modello di Lancia Dedra, oppure il dilagare di notizie su virus (dei polli per esempio) solo perchè una grossa azienda farmaceutica ha lanciato nel mercato un nuovo vaccino antinfluenzale e indirettamente viene favorita la vendita di questo prodotto. Strumentalizzare la notizia è un'arma potente, ed è in mano a questi "padroni delle notizie", chi non stà al gioco viene escluso ed emarginato.

"Può suonare come un'affermazione apocalittica, ma il vero scopo dei mezzi di comunicazione sembra essere sempre meno quello di informare il cittadino e sempre più quello di formare il perfetto consumatore"
Giuseppe Altamore

lunedì 10 settembre 2007

Giustizia parlamentare

















Ancor prima della chiusura estiva delle camere, il gip (giudice per le indagini preliminari) milanese Clementina Forleo aveva fatto richiesta alla Giunta per le Autorizzazioni, di poter utilizzare intercettazioni raccolte dall’indagine sullo scandalo Antoneveneta-Unipol-BNL. In poche parole, se esistono prove che compromettano in qualsiasi modo un membro del parlamento, queste devono essere prima discusse da un gruppo di parlamentari, e se ritenute prove convincenti possono essere presentate in giudizio alla magistratura.
I parlamentari coinvolti sono tre. Piero Fassino che ha dichiarato la sua totale estraneità dai fatti. Massimo D’Alema (già graziato dalla prescrizione nel 1995) che ritiene errata la richiesta della dottoressa Forleo e l’accusa di dare giudizi troppo affrettati che non le competono. Salvatore Cicu di cui non ho percepito alcuna dichiarazione.
Per quanto mi riguarda ritengo sgradevole e scorretto, nei nostri confronti, l’iter da seguire per processare un parlamentare. A mio modo di vedere un parlamentare è un cittadino che rappresenta altri cittadini e non deve vantare privilegi simili. Se poi l’accusa si rivela infondata sarà il politico stesso con i suoi mezzi a rivalutare la propria immagine. Tutto fa parte della sua responsabilità di personaggio pubblico e deve accettarla.
Io mi sono appellato al buon senso del presidente della Giunta per le Autorizzazioni, Carlo Giovanardi. Il tempo giudicherà le mie azioni.
Entro la prossima settimana si dovrebbe conoscere il verdetto della Giunta. Se sarà favorevole, allora si metteranno in mano della magistratura i mezzi necessari per svolgere un lavoro decoroso, che possa tenere conto di tutte le prove raccolte nell’indagine. Se sarà contrario, i parlamentari avranno praticamente ottenuto un’assoluzione preventiva.
Qui potete prendere spunto dalla mia email, inviata all’On. Giovanardi, e mandarne una simile ma con le vostre generalità da questo sito.


On. Giovanardi,

Le scrivo, in qualità di cittadino di questo Paese, in merito all'autorizzazione delle intercettazioni Unipol-Antonveneta-BNL, richiesta dalla dott. Clementina Forleo, e discussa dalla Giunta da Lei rappresentata.
Per garantire la trasparenza più assoluta verso i cittadini italiani, io chiedo che sia concessa l'autorizzazione all'esercizio di tali intercettazioni, per garantire gli strumenti necessari a studiare i reali coinvolgimenti delle parti interessate. Ritengo sia opinione comune che lo svolgere un'analisi con i mezzi dovuti è garante oltre che dell'interesse di coloro che sono estranei ai fatti, e quindi innocenti, anche dei cittadini, che potranno valutare la vicenda senza recriminare alcun ostacolo all'indagine.

La ringrazio del tempo concessomi.
Cordialmente

XXXXX YYYYY

domenica 9 settembre 2007

Il V-DAY



















Ieri centinaia di migliaia di persone hanno partecipato al VDAY in 225 città italiane. Una giornata d’informazione, di quella vera, dove si può parlare di chi sono veramente i nostri rappresentanti politici. Dove si può mandare a “fanculo” la politica corrotta, la mafia, le evasioni fiscali, le speculazioni edilizie, le farse economiche, quelle giornalistiche, l’ipocrita gestione del lavoro, della comunicazione, dell’ambiente e della NOSTRA salute.
In un Paese dove poche cose funzionano finalmente gli italiani si sono riuniti per dire basta a questi problemi che derivano essenzialmente dalla triade inscindibile POLITICA-MAFIA-SPA.
Si sono raccolte firme per portare in parlamento una proposta di legge POPOLARE, cioè che viene direttamente dal popolo. Questa legge "Parlamento Pulito" comprende tre semplici punti:

  1. Fuori dal Parlamento chi è stato condannato dalla Giustizia italiana e continua a ricevere stipendi esagerati e percepirà tra poco anche la pensione parlamentare. La legge tiene conto anche dei prescritti, perché chi è prescritto è stato riconosciuto COLPEVOLE ma non condannabile perché è passato troppo tempo dall’atto di colpevolezza. Sono 24 i parlamentari giudicati in via DEFINITIVA. Tra i prescritti più notori Andreotti (senatore a vita), Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi e Lorenzo Cesa.
  2. Fuori dal Parlamento tutti coloro che da più di 20 anni occupano la carica di deputato a Montecitorio. E qui di nomi se ne dovrebbero fare troppi ma sarà sicuramente stilato un elenco.
  3. Riconsegnare in mano al cittadino, unico detentore del potere, l’elezione diretta. E cioè deve essere il cittadino a poter votare il suo rappresentante al Parlamento e non un leader di partito.

Erano necessarie 50.000 firme autenticate per poter portare l’iniziativa in Parlamento ed essere discussa. Ancora prima di mezzogiorno era stata ampiamente soddisfatta questa quota e alle sette di sera Beppe Grillo ha annunciato dal palco di Bologna che si erano ottenute 300.000 firme.I risultati finali sono ancora da accertare. Ma cifre di questo genere, se si considera che sono state raggiunte in meno di 24 ore, fanno capire come l’Italia che ci circonda sia una nazione stanca e rammaricata. Fanno capire che anche senza l’appoggio dei grandi media, sostenendosi da sola, ha raggiunto livelli di protesta incredibili e per nulla ignorabili.
Io ero a Bologna ieri, per quasi 4 ore di fronte al palco dove si teneva la manifestazione. Un’emozione unica e indescrivibile mi ha accompagnato per tutte quelle ore mentre ascoltavo i vari testimoni della giornata. Un brivido mi percorreva ogni volta che sul maxischermo veniva visualizzata Piazza Maggiore completamente piena di gente. Mi ha fatto commuovere vedere tanto impegno sociale e tanta condivisione ideologica. Sono state stimate 200.000 persone presenti nella piazza e dintorni. Perché migliorare il Paese è motivo di grande interesse per chiunque e la prova di questo saranno le nostre firme.
Il VDAY non è finito ieri. Sappiamo essere coerenti, e sappiamo che questa politica troverà il modo di sviare anche questo ostacolo, ma il VDAY deve essere portato avanti ogni giorno da tutti noi. Contro ciò che non ci sta bene, contro chi si vuole chiamare GOVERNANTE mentre invece è un RAPPRESENTANTE, contro chi non tutela la collettività.
Una lotta razionale e testarda. Il VDAY non è stato ieri ma sarà questo.

Ecco come dovrebbe cambiare la camera del Senato e quella del Parlamento se venisse attuata la legge popolare.

giovedì 6 settembre 2007

AAA 98 MILIARDI CERCASI














Se combattere l’evasione fiscale è stato il cavallo di battaglia della sinistra attualmente al potere, tutti noi oggi abbiamo l’opportunità di valutare il reale impegno in questa lotta. Il 31 maggio di questo anno appare nel sito della rivista “Il Secolo XIX”, quotidiano d’informazione leader della Liguria, un articolo dedicato al business dei videopoker ed affini. Come ben si sa il mercato di questi oggetti è Monopolio di Stato, e perciò in un certo senso sono soldi dei cittadini, ma nello scoop sono notificate diverse irregolarità e leggerezze adottate dall’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), leggerezze che pesano 98 miliardi di euro.
Il funzionamento delle macchinette è molto semplice, l’utente gioca i soldi, questi vengono registrati e le informazioni sono spedite tramite rete informatica alla Sogei, cioè la società che raccoglie questi dati e comunica al concessionario (per esempio il gestore del bar che mette a disposizione la macchina) l’imposta dovuta allo Stato.
Ogni macchina deve essere controllata da tecnici accertatori che verificano il collegamento alla rete e lo certificano. Nell’articolo sono evidenziate dichiarazioni dei Monopoli secondo cui nel 2004 95.767 macchine erano funzionanti (perciò incassavano soldi) però scollegate dalla rete (e quindi lo Stato non ci guadagnava una lira). Nella totale consapevolezza di queste perdite di denaro dovuto allo Stato, l’AAMS ha sempre adottato sistemi di dilazione (e cioè concedendo più tempo per pagare) invece di sanzioni immediate. Inoltre è accertato dalla commissione d’inchiesta, voluta da Vincenzo Visco nel giugno dell’anno scorso, che i Monopoli hanno volutamente ritardato di un anno il controllo in rete delle macchinette, senza richiedere poi alcun rimborso ai concessionari. Un anno di contributi allo Stato andati in fumo. Dalla relazione dell’On.Alfiero Grandi, capo della commissione, emerge anche che molti dirigenti dell'AAMS e funzionari accertatori della messa in rete delle macchine sono stati corrotti, e che uno di essi fosse proprio un ingegnerie condannato per usurpazione di titolo (si spacciava per quello che non era). Ma le guardie di Finanza guidate dal colonnello Umberto Rapetto scoprono ancora di più. Secondo i dati dei Monopoli il bilancio del 2006 era il seguente: 200.000 macchine attive e 15,4 miliardi di euro incassati. In realtà la Finanza stima che l’incasso ammontava a 43,5 miliardi, o hanno sbagliato a fare i conti loro (e devono aver sbagliato di parecchio) oppure ci sono 28,1 miliardi che non si sa dove sono andati a finire. I ragazzi della Finanza, dopo la relazione stilata dalla commissione, hanno pensato bene di fare il loro lavoro e calcolare quanto le concessionarie di macchine da gioco (videopoker ecc..) devono allo Stato.Tra multe non pagate e tasse non riscosse si arriva a quantificare una cifra pari a 98 miliardi di euro.
Secondo alcune voci calcolando gli interessi su questi soldi e aggiuntive multe che comprendano queste “sviste” si arriverebbe anche a incassare 150 miliardi di euro.
Dopo quattro mesi dalla pubblicazione dell’articolo il governo ha deciso di dare spazio a questi argomenti con un intervento che descrive tutti i provvedimenti adottati per fare chiarezza sul caso.Riassumendo la commissione è stata creata da Visco nel 2006, dopo nove mesi d’indagine è stata stilata la relazione conclusiva e recapitata al viceministro Visco, il quale l’ha inviata a Giorgio Tino presidente dell’AAMS, al dott. Ribaudo procuratore regionale della Corte dei Conti, e al dott. Ferrara procuratore di Roma. Nel giro di poco più di un mese, 22 maggio, Tino consegna a Visco documenti che attestano le motivazioni dell’AAMS. Il 17 luglio Visco invia all’ufficio legislativo Finanze sia la relazione della commissione Grandi sia le spiegazioni di Tino.
Vorrei però postare le ultime cinque righe dell’intervento.

Quanto alle penali previste nelle concessioni, calcolate dalla Corte dei Conti per un ammontare complessivo equivalente a circa sei volte il valore dell’intera raccolta annuale delle giocate tramite apparecchi da intrattenimento, va ricordato che attualmente sono oggetto di contenzioso tra l’Aams e le società concessionarie. Tra queste ultime, inoltre, vi sono alcune società quotate in Borsa; fatto che impone rigore ma anche prudenza nelle dichiarazioni.
dal sito ufficiale del governo italiano.

Sono sicuro che tutti i cittadini italiani non aspettano altro che il contenzioso si dissolva e arrivino finalmente questi soldi,ma chissà quando accadrà. Io personalmente invece spero che quell’ultima frase scritta dal nostro governo, non rappresenti la giustificazione per più di un anno di silenzio mediatico su queste vicende.Un silenzio certamente dovuto ai poteri immischiati in questo gioco dell’evasione fiscale. La commissione Grandi ha preso in esame l’indagine della Procura di Potenza, quella sul gioco d’azzardo che portò all’arresto del principe Vittorio Emanuele, dalla quale emergono dettagli che fanno riflettere. La più importante concessionaria in Italia, la Atlantis World Group of Companies, è rappresentata nel nostro Paese da Amedeo Laboccetta, esponente di AN ed amico intimo di Gianfranco Fini. Tra le intercettazioni nell’indagine di Potenza emergono telefonate tra Labocetta e Francesco Proietti (segretario di Fini e parlamentare di AN), e tra Proietti e Giorgio Tino. Da queste intercettazioni nascono le accuse del pm (pubblico ministero) di Potenza secondo le quali Giorgio Tino avrebbe evitato la revoca delle autorizzazioni alla società di Labocetta in cambio di voti favorevoli da parte del partito (AN) per mantenere la sua ambita poltrona di leader dell’AAMS. L’Atlantis sarebbe perciò la più grande concessionaria di “macchine di gioco a soldi” in Italia, alla quale è stato riconosciuta la necessità di revocare l’autorizzazione, ma che continua a lavorare dietro un oscuro accordo tra i vertici delle due parti, Atlantis e AAMS. Altra informazione molto interessante è la scoperta di Francesco Corallo tra i dirigenti dell’Atlantis. Francesco Corallo è figlio di Gaetano Corallo, noto boss mafioso incarcerato per fatti dovuti alle sale da gioco e in rapporti notori con Nitto Santapaola e l’ormai defunto Gaetano Badalamenti. In conclusione non si capisce dove siano andati a finire i nostri soldi. La Corte dei Conti, ha denunciato Giorgio Tino il quale rischia 1,2 miliardi di multa, e ha richiesto alle concessionarie i 98 miliardi di euro. Chissà dove sono scomparsi. Forse nelle casse di Alleanza Nazionale o forse nei conti corrente dei clan mafiosi. Speriamo che il governo renda chiarimenti opportuni e più tempestivi di quanto fatto finora. Nel frattempo possiamo solo chiedere accertamenti al presidente Giorgio Tino come hanno fatto i due giornalisti de “Il Secolo XIX”, Marco Menduni e Ferruccio Sansa, ai quali porgo i miei più sinceri complimenti per il lavoro svolto.

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domenica 2 settembre 2007

UDEUR E L'IMPEGNO ALLA MAFIA















Il presidente Montezemolo ha richiesto al governo l’intervento dell’esercito in Sicilia contro la mafia e si è fatto carico di promuovere una clausola per l’espulsione dalla Confindustria per gli imprenditori che accettano il pizzo. Chiaramente di fronte alla richiesta di un’intervento deciso il governo si tira un po’ indietro. Tra i vari pressapochisti Clemente Mastella
-è una discussione ricorrente nelle aree dove c’è maggior incidenza - ha detto Clemente Mastella, ministro della Giustizia - Il problema non è solo per la Sicilia, ma anche per la Campania e la Calabria, se ne discute ma per ora non c’è una risposta affermativa. Martedì - ha aggiunto - incontrerò il presidente del Consiglio e ci saranno in cantiere alcune iniziative che spero siano assecondate dal Parlamento al di là delle distinzioni tra le parti politiche-
Corriere della Sera 02/09/2007

Non ci si deve stupire se Clemente Mastella ad oggi ministro di Grazia e Giustizia, usa parole molto pesate quando parla di mafia, parole che dicono niente.
Lui che ha esordito nella nostra politica con la DC del ’76, fortemente voluto da Ciriaco de Mita (Presidente del Consiglio dal 13 aprile 1988 al 22 luglio del 1989), quando il partito era la parte politica più complice degli affari di Cosa Nostra.
Lui che è stato anche testimone di nozze di Francesco Campanella, uno dei pentiti “illustri” più recenti nella lotta contro la mafia, il quale ha offerto rifugio e documenti falsi a Bernardo Provenzano durante la sua latitanza record. Alle critiche sul fatto il Ministro rispose così:
“Tempo fa sono stato ascoltato dai magistrati come persona informata dei fatti. Non c’è nessun problema. Questa è una cosa malevola. Io sono stato al matrimonio di un ragazzo che aveva 24 anni, quindi se uno a 24 anni appartiene alla mafia, questo non lo sai; lo puoi scoprire dopo. Chi vuole - ha aggiunto - può tirare in ballo questa cosa vita natural durante fino al giudizio universale, ma io esco limpido e qualche altro invece sarà accusato di perfidia”
Il Giornale 19/05/2006

Infatti finché non c’è un riconoscimento della magistratura una persona non è capace di valutare se si trova ad un matrimonio di mafiosi oppure di persone normali. Accerchiato dai galantuomini di Villabate e delle altre famiglie siciliane il Mastella era il primo degli invitati, ma non si è accorto di niente. Altro testimone di nozze che affiancava Mastella per l’occasione era Totò Cuffaro, noto presidente della regione Sicilia ed esponente di Forza Italia, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ma poi rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla mafia. Secondo le dichiarazioni di Campanella il Cuffaro e il nostro guardasigilli sarebbero anche in stretti rapporti tra loro.
- Portai Cuffaro da Mastella - racconta il pentito in uno dei tanti interrogatori ai pm antimafia -, che lo ricevette sulle scale, non lo fece neanche entrare a casa. Gli disse: "Cosa vuoi?" e Cuffaro disse: "Sono stato dal Cavaliere, questo ci prende a tutti, vieni con me perché io faccio il presidente della Regione e tu fai il presidente della Camera». Mastella sgranò gli occhi, mi guardò e mi disse: "Glielo dici tu che è cretino o glielo dico io?"-
Corriere della Sera 13/12/2005 (Giovanni Bianconi)

Ma non è finita qui. Il Campanella che nel 2000 ricoprì la carica di segretario nazionale dei giovani dell’UDEUR (cioè rappresentante e responsabile della sezione giovani del partito) ha sempre avuto ottimi rapporti con il leader di partito, come conferma una lettera da lui scritta al ministro il 30 agosto del 2005:
“Con il cuore gonfio di tantissime emozioni…Sei l’unica persona del mondo politico che ricordo con affetto, con stima e con estremo rispetto, perché sei sempre stato come un padre per me…”
“Nonostante non avremo modo di frequentarci nei prossimi tempi, sappi che io e barbara (la moglie
ndr) ti vogliamo veramente bene. Riguardati e cammina sempre dritto per la tua strada e non ti fare fregare da tutta quella gente vuota che ti sta intorno esclusivamente per interesse”.

Questa lettera è stata consegnata da Mastella ai magistrati durante la sua deposizione, dichiarando che non era mai stata letta prima che Campanella diventasse collaboratore di giustizia e quindi pentito, e che fra loro c’erano solo rapporti politici (leggendo dalla lettera nasce il dubbio).
Ma Clemente Mastella non solo è nato in grembo alla DC corrotta degli anni ’70 ed era conoscente di Campanella (picciotto di Provenzano), ma è stato anche nel 2004 il vice-presidente del CdA (Consiglio Di Amministrazione) del Napoli Calcio durante il crack da decine di milioni di euro ed ora è al centro di un’accesa polemica sugli sconti esagerati ricevuti dai politici per l’acquisto di case e appartamenti di lusso.
Inoltre tra le schiere del suo partito, da 534.088 voti di preferenza, Mastella può vantare personaggi come:
Marco Verzaschi Sottosegretario al Ministero della Difesa indagato per corruzione.
Stefano Cusumano Senatore della Repubblica e Presidente Commissione Agricoltura in galera per corruzione e turbativa d'asta (cioè l’atto illecito con cui si boicotta un’asta pubblica a favore proprio o di altri).
Antonio Potenza Assessore alla Sanità in Basilicata dal 2004 indagato per corruzione.
Gaetano Fierro Sindaco di Potenza indagato per corruzione in carcere per corruzione e turbativa d’asta.
Vittorio Insigne Consigliere della Regione Campania indagato per concorso in camorra.
Pietro Pittalis Consigliere della Regione Sardegna indagato per peculato (cioè appropriazione illegale di denaro o beni pubblici).
Sergio Stancato Consigliere Udeur indagato per corruzione.
Alla luce di tutto questo sarebbe auspicabile ricevere dal ministro Mastella segnali maggiormente convinti, che lo coinvolgano apertamente nella lotta contro la mafia sia in Italia che all’interno del suo partito, e che possano dimostrare il suo totale appoggio all’eliminazione di un fenomeno da troppo tempo largamente diffuso nel nostro Paese. Le sue parole non bastano, per essere credibile deve farci sapere quali sono le iniziative e quali provvedimenti concreti saranno adottati.
La mafia può essere sconfitta solo dal popolo attraverso la politica che lo rappresenta.
Fatevene una ragione e chiedetevi come può Mastella rappresentare la Giustizia italiana.

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