giovedì 6 settembre 2007

AAA 98 MILIARDI CERCASI














Se combattere l’evasione fiscale è stato il cavallo di battaglia della sinistra attualmente al potere, tutti noi oggi abbiamo l’opportunità di valutare il reale impegno in questa lotta. Il 31 maggio di questo anno appare nel sito della rivista “Il Secolo XIX”, quotidiano d’informazione leader della Liguria, un articolo dedicato al business dei videopoker ed affini. Come ben si sa il mercato di questi oggetti è Monopolio di Stato, e perciò in un certo senso sono soldi dei cittadini, ma nello scoop sono notificate diverse irregolarità e leggerezze adottate dall’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), leggerezze che pesano 98 miliardi di euro.
Il funzionamento delle macchinette è molto semplice, l’utente gioca i soldi, questi vengono registrati e le informazioni sono spedite tramite rete informatica alla Sogei, cioè la società che raccoglie questi dati e comunica al concessionario (per esempio il gestore del bar che mette a disposizione la macchina) l’imposta dovuta allo Stato.
Ogni macchina deve essere controllata da tecnici accertatori che verificano il collegamento alla rete e lo certificano. Nell’articolo sono evidenziate dichiarazioni dei Monopoli secondo cui nel 2004 95.767 macchine erano funzionanti (perciò incassavano soldi) però scollegate dalla rete (e quindi lo Stato non ci guadagnava una lira). Nella totale consapevolezza di queste perdite di denaro dovuto allo Stato, l’AAMS ha sempre adottato sistemi di dilazione (e cioè concedendo più tempo per pagare) invece di sanzioni immediate. Inoltre è accertato dalla commissione d’inchiesta, voluta da Vincenzo Visco nel giugno dell’anno scorso, che i Monopoli hanno volutamente ritardato di un anno il controllo in rete delle macchinette, senza richiedere poi alcun rimborso ai concessionari. Un anno di contributi allo Stato andati in fumo. Dalla relazione dell’On.Alfiero Grandi, capo della commissione, emerge anche che molti dirigenti dell'AAMS e funzionari accertatori della messa in rete delle macchine sono stati corrotti, e che uno di essi fosse proprio un ingegnerie condannato per usurpazione di titolo (si spacciava per quello che non era). Ma le guardie di Finanza guidate dal colonnello Umberto Rapetto scoprono ancora di più. Secondo i dati dei Monopoli il bilancio del 2006 era il seguente: 200.000 macchine attive e 15,4 miliardi di euro incassati. In realtà la Finanza stima che l’incasso ammontava a 43,5 miliardi, o hanno sbagliato a fare i conti loro (e devono aver sbagliato di parecchio) oppure ci sono 28,1 miliardi che non si sa dove sono andati a finire. I ragazzi della Finanza, dopo la relazione stilata dalla commissione, hanno pensato bene di fare il loro lavoro e calcolare quanto le concessionarie di macchine da gioco (videopoker ecc..) devono allo Stato.Tra multe non pagate e tasse non riscosse si arriva a quantificare una cifra pari a 98 miliardi di euro.
Secondo alcune voci calcolando gli interessi su questi soldi e aggiuntive multe che comprendano queste “sviste” si arriverebbe anche a incassare 150 miliardi di euro.
Dopo quattro mesi dalla pubblicazione dell’articolo il governo ha deciso di dare spazio a questi argomenti con un intervento che descrive tutti i provvedimenti adottati per fare chiarezza sul caso.Riassumendo la commissione è stata creata da Visco nel 2006, dopo nove mesi d’indagine è stata stilata la relazione conclusiva e recapitata al viceministro Visco, il quale l’ha inviata a Giorgio Tino presidente dell’AAMS, al dott. Ribaudo procuratore regionale della Corte dei Conti, e al dott. Ferrara procuratore di Roma. Nel giro di poco più di un mese, 22 maggio, Tino consegna a Visco documenti che attestano le motivazioni dell’AAMS. Il 17 luglio Visco invia all’ufficio legislativo Finanze sia la relazione della commissione Grandi sia le spiegazioni di Tino.
Vorrei però postare le ultime cinque righe dell’intervento.

Quanto alle penali previste nelle concessioni, calcolate dalla Corte dei Conti per un ammontare complessivo equivalente a circa sei volte il valore dell’intera raccolta annuale delle giocate tramite apparecchi da intrattenimento, va ricordato che attualmente sono oggetto di contenzioso tra l’Aams e le società concessionarie. Tra queste ultime, inoltre, vi sono alcune società quotate in Borsa; fatto che impone rigore ma anche prudenza nelle dichiarazioni.
dal sito ufficiale del governo italiano.

Sono sicuro che tutti i cittadini italiani non aspettano altro che il contenzioso si dissolva e arrivino finalmente questi soldi,ma chissà quando accadrà. Io personalmente invece spero che quell’ultima frase scritta dal nostro governo, non rappresenti la giustificazione per più di un anno di silenzio mediatico su queste vicende.Un silenzio certamente dovuto ai poteri immischiati in questo gioco dell’evasione fiscale. La commissione Grandi ha preso in esame l’indagine della Procura di Potenza, quella sul gioco d’azzardo che portò all’arresto del principe Vittorio Emanuele, dalla quale emergono dettagli che fanno riflettere. La più importante concessionaria in Italia, la Atlantis World Group of Companies, è rappresentata nel nostro Paese da Amedeo Laboccetta, esponente di AN ed amico intimo di Gianfranco Fini. Tra le intercettazioni nell’indagine di Potenza emergono telefonate tra Labocetta e Francesco Proietti (segretario di Fini e parlamentare di AN), e tra Proietti e Giorgio Tino. Da queste intercettazioni nascono le accuse del pm (pubblico ministero) di Potenza secondo le quali Giorgio Tino avrebbe evitato la revoca delle autorizzazioni alla società di Labocetta in cambio di voti favorevoli da parte del partito (AN) per mantenere la sua ambita poltrona di leader dell’AAMS. L’Atlantis sarebbe perciò la più grande concessionaria di “macchine di gioco a soldi” in Italia, alla quale è stato riconosciuta la necessità di revocare l’autorizzazione, ma che continua a lavorare dietro un oscuro accordo tra i vertici delle due parti, Atlantis e AAMS. Altra informazione molto interessante è la scoperta di Francesco Corallo tra i dirigenti dell’Atlantis. Francesco Corallo è figlio di Gaetano Corallo, noto boss mafioso incarcerato per fatti dovuti alle sale da gioco e in rapporti notori con Nitto Santapaola e l’ormai defunto Gaetano Badalamenti. In conclusione non si capisce dove siano andati a finire i nostri soldi. La Corte dei Conti, ha denunciato Giorgio Tino il quale rischia 1,2 miliardi di multa, e ha richiesto alle concessionarie i 98 miliardi di euro. Chissà dove sono scomparsi. Forse nelle casse di Alleanza Nazionale o forse nei conti corrente dei clan mafiosi. Speriamo che il governo renda chiarimenti opportuni e più tempestivi di quanto fatto finora. Nel frattempo possiamo solo chiedere accertamenti al presidente Giorgio Tino come hanno fatto i due giornalisti de “Il Secolo XIX”, Marco Menduni e Ferruccio Sansa, ai quali porgo i miei più sinceri complimenti per il lavoro svolto.

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