martedì 25 settembre 2007

Tre illustrissimi al banco degli imputati.















Finalmente inizia il processo Cirio, da 4 anni i piccoli azionisti dell'azienda alimentare con sede sociale a Bologna, attendono questo giorno. Dal lontano 2003 ancora non si è stabilito chiaramente dove siano svaniti 1.125 miliardi di euro, di sicuro non nelle tasche dei risparmiatori, molto più probabilmente sono stati spartiti tra pochi eletti e senza alcun controllo da parte degli organi che dovrebbero vigilare, come il Parlamento o meglio ancora la CONSOB. La sentenza arriverà e qualcuno dovrà pagare qualcosa per quello che è successo, il problema è che si paga sempre dopo aver commesso i danni, e non si capisce perchè in un Paese sviluppato come il nostro prevenire sia un'azione tanto difficile. Tra gli imputati del processo si possono trovare tre illustrissimi: Cesare Geronzi, Sergio Cragnotti, Giampiero Fiorani.
Cesare Geronzi, classe 1935, da una vita nelle banche ad oggi può vantare cariche importanti, come la presidenza di Capitalia e vicepresidenza di Mediobanca, iniziative virtuose come la fusione Capitalia-Unicredit, la banca più potente d'Italia da 100 miliardi di euro, e una fedina penale sporca, condannato in primo grado nel 2006 per bancarotta preferenziale (Crac Italcase) a un anno e otto mesi di carcere e dichiarato inabile all'impresa commerciale per due anni. Geronzi non ha mai scontato questa pena, la condizionale lo ha salvato, ma nonostante tutto può sperare nella futura sentenza riguardante il Crac Parmalat, in cui è accusato di usura, oppure in alternativa dovrà attendere ancora più a lungo la conclusione di questo ultimo processo a suo carico, in cui è accusato di bancarotta fraudolenta impropria.
Sergio Cragnotti, classe 1940, storico presidente della Lazio con cui vinse anche lo Scudetto 1999/2000, è implicato in prima persona nel Crac Cirio poichè nel 2003 era unico azionista, del gruppo che controllava l'azienda. Il 14 marzo si presenterà in Tribunale con l'accusa di bancarotta fraudolenta impropria.
Giampiero Fiorani, proprio lui, il nuovo divo di Lucignolo, spensierato vacanziere e gigolò in mutande. Forse guardandolo sulla telespazzatura di ITALIA1 può sembrare una persona raccomandabile, in realtà il passato di questo signore alla soglia dei 50 anni è pieno di intrighi ancora irrisolti. Nel 2005 era a capo della Banca Popolare di Lodi, epicentro dello scandalo Bancopoli, venne arrestato e rilasciò importanti dichiarazioni riguardo la sua posizione di mediatore tra banche e politica, ammettendo anche di aver accumulato un patrimonio (70 milioni di euro) a carico dei propri clienti. Tra le varie modalità di sfruttamento dei risparmiatori, la banca di Fiorani poteva vantarne una molto originale, alla morte di un cliente venivano illegalmente requisite le liquidità, a meno che i parenti (ipotizzandone l'esistenza) non riuscissero a chiudere il conto in tempi scandalosamente brevi. In poche parole rubavano anche ai morti. Anche per questo "cameriere" dei politici mi auguro una giusta sentenza.
In Italia le probabilità che questi tre distinti signori possano scamparla sono anche troppo alte e forse è un processo già finito ancora prima di cominciare, l'unica cosa che ci rimane come sempre è la speranza e l'impegno per vedere migliorare un sistema marcio, che trova i suoi maggiori esponenti implicati in queste vicende.

Nessun commento: